SENTIERO DEL SILENZIO
Il 27 gennaio ricorre
tristemente la giornata della Memoria ed il G.A.M., essendo sensibile a queste
tematiche, ha organizzato per la domenica successiva una interessante escursione
sul Sentiero del Silenzio sopra le alture di Viggiù.
Di buon mattino ci si
ritrova e da subito gli organizzatori sono ben impressionati dalla grande
partecipazione e dalla presenza di volti nuovi e più giovani dei soliti
“giovani”.
Dopo aver
attraversato il paesino ci ritroviamo all’imbocco del sentiero. Con il nostro
cammino, le moderne tecnologie e la nostra partecipazione vengono ricordati i
tragici momenti di coloro che si sono ritrovati in questo luogo durante la 2a
guerra mondiale per sfuggire alle persecuzioni nazifasciste chiamato “la via
delle aquile randagie”. Nel silenzio reverenziale con cui abbiamo posato i
nostri passi sulle orme di questi perseguitati e suggestionati dai racconti si
riusciva a percepire nell’aria i loro sussurri, le loro speranze e finanche il
rumore delle loro paure. Venivano aiutati dagli spalloni che a volte potevano
anche non rispettare i “patti” e tradire questi disperati consegnandoli al
nemico, abbandonandoli a loro stessi o prendendosi gioco di loro. Ascoltando la
narrazione di questi eventi eravamo talmente coinvolti da sentire i brividi
sulla pelle e purtroppo, se si considera l’odierna situazione, si arriva alla
conclusione che la storia non ha insegnato nulla al genere umano.
Per ritornare,
con tutto il rispetto dovuto, alla nostra goliardia, interrompiamo il cammino
per una sosta panoramica, fotografica e godereccia ed in questo posto di ristoro
degli Amici del Monte Orsa, mi viene raccontata la storia del “Giuanela
picasass” che ci domina dall’alto con la sua figura e che ha passato tutta la
vita lavorando nella sottostante cava. All’inaugurazione del luogo venne
invitato il figlio che non aspettandosi di “incontrarlo” scoppiò in lacrime.
Ora intraprendiamo con altro
spirito un tratto di sentiero molto panoramico e sui sassi si vedono dei disegni
molto belli di flora e fauna montana e subito si sprecano le battutine quando
incontriamo la volpe dal pelo rosso come la scrivente. Ad un bivio di vita e di
percorso poco più sotto affacciata sulla cava è posizionata una BIG BENCH che ci
fa ritornare bambini e ci divertiamo con foto, risate e sorrisi di gioia ma
appena ci si affaccia un po’ più sotto e si abbassa lo sguardo ecco apparire un
monumento che riassume gli episodi raccontati all’inizio che a dir poco raggela
il sangue: in modo conciso si vede una rete che separa Italia e Svizzera ovvero
morte o vita, paura o salvezza; una valigia, delle scarpe e delle orme in
metallo arrugginito a memento della cattiveria insita nell’uomo.
Alla fine ci concediamo una
foto con sua maestà il SALTRIO SAURO che mostra orgoglioso la sua dentatura
oltre ad una mole non indifferente.
Ci salutiamo
felici di aver avuto l’opportunità di trascorrere insieme questa splendida
mattinata riscaldata da uno splendido sole: GRAZIE G.A.M. ED ALLA PROSSIMA.