Monte Baldo
E dopo aver sentito
parlare solo di Covid 19 finalmente si inizia a parlare di montagna, natura,
aria aperta e con questo la voglia di partire, camminare, arrampicarci fino al
limite delle nostre forze pur di godere quello che la natura ancora ci offre
nonostante l’uomo faccia di tutto per offenderla.
Quest’anno partiremo
alla conquista del Mone Baldo: balcone naturale sul lago di Garda, che separa la
sua sponda orientale, dal fiume Adige che scorre in valle.
La mattina del 24
luglio, di buon’ora, un gruppetto di auto è in partenza per godersi questi
giorni agognati e più che meritati. Il desiderio è tanto e l’emozione anche.
Dopo un ingorgo senza
fine in zona Milano, arriviamo alla prima meta: il castello di Avio. Ovviamente
la giornalista è a bordo dell’auto della presidenza ovvero il presidente
Maurizio ed il vice, il prof. Gianluca esperto di botanica, di fauna, di
mineralogia e altro, ma non vuole titoli accademici.
All’arrivo siamo
accolti da una superba veduta di questo maniero che ci appare maestoso
dall’alto, arroccato sulla cima di questo colle che domina l’intera vallata. Ci
accingiamo ad affrontare la salita ed a visitare le sue sale e con la fantasia
si può ancora sentire lo scalpiccio dei cavalli che si avvicinano, il vociare
delle feste e del convivio ed il rumore delle armi. Ci lasciamo affascinare
dall’atmosfera e di sala in sala arriva anche il momento godereccio e tutti
insieme sostiamo ai piedi del castello per soddisfare il nostro appetito. Non
manchiamo di camminare per le vie del pittoresco paesino per un buon caffè e
riprendere poi la strada per il rifugio Monte Baldo che ci ospiterà per due
notti.
Rifugio si fa per
dire. Dopo un’accoglienza festosa e cordiale, arrivata in camera trovo un bel
lettone tutto per me con tanto di bagnetto privato ed aperta la finestra una
natura lussureggiante, bellissimi fiori: rose, gerani, bocche di leone che così
piene di vita solo in montagna le trovi. Depositati zaini ed attrezzature, non
sia mai che si rimanga a poltrire in rifugio. Guidati dal prof. Gianluca
prendiamo un sentiero che si inoltra in un fitto bosco e precorrendo il
tracciato di una presa d’acqua ci illustra le specie di flora e di funghi (che
lui raccoglie) che incontriamo. Tra le foglie ammiccano dei gustosi lamponi ai
quali non riesco a resistere!
La sera a tavola
troviamo delle delizie per gli occhi, ma soprattutto per il palato, annaffiate
da un buon vino rosso: scorta di calorie ed energie per la grande escursione di
domani (stile grande “tappone” del Giro d’Italia).
Il mattino ci riserva
sole, cielo limpido, aria frizzante e dopo una invidiabile colazione a base di
torte e marmellate fatte in casa ci prepariamo alla grande scarpinata.
Considerato che abbiamo fatto i bravi, Maurizio ci sconta un po’ di dislivello
(sarà vero?!) e partiremo più in alto. Al “pronti via” guardiamo la salita ed
abbiamo già il fiatone. Forza coraggio partenza. Sali, sali e sali ma da subito
il gruppo mi da’ un distacco da paura, devo aver dimenticato il fisico a casa!
Non mi preoccupo, adagio adagio arriverò anch’io prima o poi, una chiacchierata
con simpatici escursionisti, una foto e una tappa per attingere ai viveri
raggiungerò Punta Telegrafo mt. 2200 e relativo rifugio con passaggi su roccia
che sfidano le mie vertigini. Ad un tratto poco prima della meta tutto si fa
nero e si muove intorno a me. Meglio fermarsi. Ironia della sorte, proprio in
quel momento si alza in volo un elicottero: oh cielo sono messa così male?! Un
caro ragazzo, Daniele, che stava scendendo, vedendomi in difficoltà, si offre di
accompagnarmi ritornando sui suoi passi, ma poco dopo uno sguardo gli basta per
capire che è meglio intimarmi: ferma lì, vado a chiamare rinforzi e parte stile
stambecco ed in men che non si dica è di ritorno con Maurizio e la sua mela.
Ristabilita la situazione ci rimettiamo in cammino ed arriviamo in cima, mancava
veramente poco!
Il gruppo mi pensava
a riposarmi in malga e quando mi hanno visto hanno pensato ad un’apparizione ed
io che pensavo fossero preoccupati per me! Certo ne valeva la pena, ovunque mi
giravo uno spettacolo sul Garda e sulle cime circostanti.
Dopo una breve sosta
e le foto di rito si riparte per il ritorno da un altro sentiero più facile, si
fa per dire. Ad un certo punto al gruppo si aggiunge la “gattina del Monte
Baldo”, razza endemica dal pelo rosso che fa i passaggi più sassosi gattonando
in retromarcia e miagolando quando non sa come fare. All’arrivo al rifugio non
sarò mica stanca. Decido di fare quattro passi alla chiesetta di montagna della
Madonna della Neve con la sua storia centenaria e il clima di tranquillità.
Ahimè, domani è
l’ultimo giorno “tranquilli sarà una camminata rilassante” dice Maurizio. Dopo
aver lasciato le auto al rifugio Graziani che ci vedrà di ritorno per il pranzo
(gustosi canederli, una bionda ed un moro) incominciamo la salita su una
carrareccia con fondo sassoso ex strada militare e poiché il Monte Baldo è
considerato il giardino botanico d’Europa per la folta e variegata flora e le
sue endemicità ci attardiamo con immenso piacere con Gianluca, il prof. che ci
illustra passo passo i fiori, le piante, le rarità con tanto di nome in latino
(ma come farà a ricordarseli tutti!) ed anche le stratificazioni rocciose e
finanche i fossili: ammoniti chiuse ed in sezione. Arriviamo al rifugio Damiano
Chiesa monte Altissimo mt. 2060. Breve sosta caffè, una visita alla chiesetta ed
una puntatina al settore fortificato dai soldati italiani nella grande guerra e
per fotografare con occhi e cuore il panorama incantevole. Affrontiamo quindi la
discesa in un clima goliardico e rilassato, ma velato di malinconia perché le
cose belle finiscono in fretta.
Dopo la sosta pranzo,
mentre ci accingiamo a riprendere le auto per il ritorno, ciliegina sulla torta:
di fronte a noi un gipeto sosta a “spirito santo”, partendo poi in picchiata
dopo aver avvistato una preda. Dopo una breve sosta per acquistare dell’ottimo
formaggio, ci salutiamo con la promessa e la speranza di rivederci presto.
Queste giornate pur
essendo passate in un soffio ci hanno colmato il cuore di gioia, per
l’esperienza vissuta e la possibilità di conoscersi meglio in un ambiente
lontano dai ritmi frenetici. Ritorniamo tonificati e con la forza di affrontare
questo periodo alquanto difficile ed incerto.