"NEPAL Valle del Khumbo Mera Peak" con Maria Grazia Filpa
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La montagna è la
mia passione. Alle domande: “non fai fatica? Non hai paura? La risposta è si. La
fatica e la paura sono due componenti che spesso accompagnano il tempo delle mie
salite. Passo dopo passo ci convivo e in alcuni momenti forse riesco persino ad
apprezzarle, si trasformano in adrenalina, in conoscenza di me stessa, dei miei
limiti, ma anche delle mie risorse. In un passaggio di arrampicata accade di
avere un buon appiglio che ti dà sicurezza, non lo vorresti lasciare, non sai
quello che troverai dopo, ma per poter progredire, vedere oltre, devi rinunciare
a quell’equilibrio, rischiare di perderlo, piccoli movimenti, respiri profondi,
in qualche istante apnea. E ogni volta che riesci a superare la difficoltà, a
scontrarti con il limite, a sentire la paura senza lasciarti sopraffare e
ritrovare il tuo nuovo equilibrio è una sensazione fantastica.
Perché la
montagna? Perché è un ambiente che trovo magnifico, mi regala emozioni,
avventura, stupore, gratificazione, spazio, respiro, senso di libertà. Ma anche
sconfitta, delusione, complessità, mi fa scoprire chi sono, come sono, mi regala
la mia fotografia nei momenti top e in quelli più duri, Posso sentirmi grande
per un istante, così come posso sentirmi infinitamente piccola.
E’ proprio legato
a questi vissuti, sensazioni ed emozioni il grande significato cha ha
rappresentato per me questo viaggio, e non solo un cammino attraverso valli e
sentieri, non solo una vetta, non solo quote elevate e fisicità. Infatti
l’aspetto introspettivo, la scalata dentro di me, è stata la componente più
importante, il percorso più arduo.
La parte tecnica
si è svolata in diciannove giorni consecutivi di cammino per 165 km di sviluppo.
Dai 2850 m di Lukla ai 1650 m del paesino di Oderi, attraversando prima la valle
del Khumbu, Everest National Park, ed entrando poi nel Makalu Baru National
Park. Lunghe salite, discese, scollinamenti, raggiungendo la quota di 6461 m del
Mera Peak, compiendo un percorso differente tra andata e ritorno.
I momenti di
cammino sono stati fantastici, quasi tutte le mattine abbiamo avuto uno
splendido sole ad accompagnarci, intiepidire le vallate e far risplendere ancora
di più colori e orizzonti di quei luoghi incredibilmente belli e immensi.
Il movimento
toglie ogni tipo di pensiero, regala piacevoli sensazioni e il giorno porta
serenità. L’arrivo al campo successivo, trovare una tenda, the caldo, indumenti
asciutti e riposo è un’ottima prospettiva.
Le sera e la
notte tutto cambia.
E quasi tutti i
pomeriggi nubi e neve sono arrivati a farci visita.
Le prime e le
ultime notti sono state trascorse nei lodge, comparabili con i nostri rifugi
delle alpi, le notti in quota invece tutte in tenda hanno rappresentato forse i
momenti più
impegnativi. Il freddo inizia a farsi pungente e a non dare tregua, il buio
arriva presto e anche se le magnifiche stellate inviterebbero a restare fuori
per ammirarle, la voglia di infilarsi nel sacco a pelo e
ritrovare un po’ di tepore diventa necessità. Le notti sembrano
infinite, ti svegli, pensi di aver dormito 10 ore e invece è solo mezzanotte!
Ricordo il primo campo con la tensa, a
5000 m, i primi segnali di mal di quota, mal di testa, battiti
del cuore in gola, inappetenza. La preoccupazione per la parte più complessa
tecnicamente, ormai vicina, il passo di Ampu Lapcha, alto 5800 m con passaggi di
misto e discese in corda doppia dal ghiacciaio. La sensazione di lontananza da
casa, dalle comodità, da un ospedale, la possibilità di poter perdere il gruppo,
e anche di non sentirmi così in forma e “forte”. Tutte queste cose messe insieme
mi hanno regalato una notte insonne con mille pensieri.
Ma quando la
mattina ritorna il sole e il corpo si rimette in movimento tutto passa e lo
stupore per quello che gli occhi possono ammirare in quei luoghi ti restituisce
la carica per continuare con entusiasmo l’avventura.
L’aiuto degli
Sherpa e dei portatori è stato preziosissimo, ci hanno supportato nella ricerca
della traccia corretta e nel trasporto delle attrezzature, viveri e materiali,
montando e smontando pazientemente il campo ogni giorno.
Fondamentalmente
anche avere compagni di viaggio con cui poter condividere la bellezza di ciò che
si vive e si ammira, ma anche pensieri, preoccupazioni, difficoltà. Le persone
che hai accanto in questo genere di esperienze hanno una grande importanza e
possono fare la differenza.