Monte Pasubio, trekking commemorativo del 27/28/29 luglio 2018

Animato da entusiasmo patriottico e dal piacere dell’essere in cammino insieme, un drappello di fedelissimi GAM si accinge ad un percorso a tratti impegnativo, EE escursionisti esperti, e di memoria storica (ricorrenza del centenario della fine della prima guerra mondiale 1918/2018) con meta monte Pasubio a cavallo tra due regioni Veneto, provincia di Vicenza, e Trentino, provincia di Trento-piccole Dolomiti-.

Nessuno di noi ha letto “La grande guerra sul Pasubio” di V. Schemfil o “Un anno sul Pasubio” di M. Campana...ci bastano le reminiscenze scolastiche e vogliamo sorprenderci…Prima sorpresa, per me, Val dei FoXi e colle e passo Xomo, inusuale nella lingua italiana l’uso della X! (D’ora in poi anziché X come xilofono, x come Xomo) Oooops, punto a capo.

Le pendici del monte, nel vicentino, sono scoscese: gole, forre, picchi, guglie si alternano; le valli, “Fontana d’oro, Fieno, delle Prigioni, Caprara, Sorapàche” solleticano la fantasia e lo spirito d’avventura. Ecco poi i Vaji, profondi canaloni, possibili ascese invernali, quali Vajo di Mezzo, del Motto... Dunque monte originale, pure antico, reperti archeologici risalenti al passaggio dei cacciatori/raccoglitori - 10.000/8.000 anni fa – sono conservati al museo di Scienze Naturali di Trento. Ed oggi come raggiungiamo i suoi crinali? La strada delle 52 gallerie che percorriamo da subito, è la più nota. E’ una mulattiera, dalla base del monte alla sua zona alta, percorribile in ogni stagione dell’anno grazie alle gallerie, costruita dall’esercito italiano per sfuggire al fuoco nemico e superare le intemperie durante i combattimenti della prima guerra mondiale durati più di tre anni. Questa via compensa quindi l’altra via d’accesso “la strada degli Scarrubi” che percorreremo al rientro, aperta nel periodo bellico al fuoco austriaco.

Dopo questa lunga e necessaria premessa, veniamo a noi. Posteggiate le auto intorno alle 11 del mattino, escursionisti speleologi, lampada frontale accesa, iniziamo la conta delle 52 gallerie, ognuna dotata di intitolazione e di targa con il numero dei metri di lunghezza. Giustamente l’ingresso della N°1 è monumentale, poi via via le successive: alcune più impervie, umide e scivolose, quattro a spirale pizzico di claustrofobia possibile (!!??), altre percorribili con tranquillità. Tutti in attesa della più lunga, la diciannovesima, 320 metri, brividini all’interno, successone all’uscita “E quindi uscimmo a riveder le stelle”, grande Alighieri, la luce del primo pomeriggio. Notati, durante il tragitto, qua e là, pozzetti per minare alla bisogna di cento anni fa! Come un miraggio, dopo tre ore di cammino, ecco il rifugio Generale Papa del CAI di Schio, in cui riposare le stanche membra. La cima del Pasubio è un ampio ed ondeggiato altopiano, zone prative si fronteggiano a crinali brulli e rocciosi intorno ai 2.000 metri sul livello del mare. Proprio l’itinerario di sabato è quello dei crinali, ci porta al rifugio Lancia, attraverso l’Incudine, la sosta agli Scaffali della Memoria, la vetta Palon, il Dente Italiano, il Dente Austriaco, questi ultimi due massicci rocciosi della fase culminante del conflitto. Mi astengo da ogni commento.

Mi soffermo sull’aspetto naturalistico rivitalizzante. Il “regno delle stelle alpine” potrebbe chiamarsi la prima parte dell’escursione. Ne crescono perfino sul sentiero, si mescolano ai ciuffi erbosi e illuminano altri fiori. Sono in ogni caso segno di un miglior rispetto ambientale, grazie a chi vive così. Lasciati alle spalle i luoghi Sacri della Memoria, durante la terza parte è un trionfo di rododendri nani a fine fioritura, ma ancora profumatissimi, di mughi rigogliosi dalle “coccole aulenti” come i ginepri...Si scollina più volte. Ci imbattiamo in un numeroso gregge al pascolo, belati e richiami rompono il silenzio e la nostra attenzione al passo dopo passo. “Felicemente” affaticati, vera e sana fatica senza stress, ma affamati di brutto dopo 4 ore di cammino, il rifugio Lancia, CAI di Rovereto, già Trentino quindi, ci attende e ci sazia, mi limito a polenta e baccalà e pasta masciada.

Le sette ore di cammino, tre quelle di ritorno al rifugio Generale Papa meno impegnative, domenica sono l’orgoglio delle nostre conversazioni prima della partenza per la sunnominata via degli Scarrubi e durante il viaggio di ritorno a casa. Chiudiamo questo splendido anello di trekking montano con più spensieratezza, serenità, gioia e voglia di vivere.