Valmalenco: lago Palù (SO) m.1921 

Ferragosto è alle spalle: c'è chi ha già ripreso il lavoro, chi villeggia ancora, chi non si è neppure fatto catturare dalle smanie della villeggiatura ... Il GAM, sempre pronto, offre una buona possibilità di svago agostano: il 21/08 gita in Valmalenco con meta lago Palù. Il pullman è per 36 "fortunati", essendo l'ascesa stradale impegnativa e strettina di carreggiata, occorre un mezzo più piccolo e quindi limitante. Qualcuno si prenota oltre il numero stabilito confidando in qualche defaillance dell'ultim'ora, ma rimane costernato: tutti i solleciti iscritti domenica alle 6 di mattina presenti all'appello.

Spingersi in Valtellina, in pieno mese vacanziero, bollino tra il rosso ed il nero, è correre il rischio di grossi ritardi per il traffico, ma si osa e si va speranzosi. Tutto bene, ci lasciamo dietro di noi monte S.Primo, Bollettone, Palanzone (nostre mete del passato del triangolo lariano), anche la sagoma inconfondibile dei Corni di Canzo, grazie all'aspetto arrotondato. Seguono i notissimi Resegone e Grigne. Nessuna velatura tutti i profili si stagliano netti contro il cielo. Il pullman sfreccia ed affianca i laghi Pusiano, Annone, Alserio verso il tunnel del monte Barro (potrà essere quest'ultimo una nostra meta futura? In ogni caso è una proposta). Filano via anche tutti i tunnel successivi ed eccoci a Morbegno. Lasciandoci in fine alle spalle i terrazzamenti tipici dei vigneti che circondano il capoluogo della Valtellina, imbocchiamo la Valmalenco che si apre proprio a nord di Sondrio. Probabilmente la valle deve il suo nome al torrente Mallero che vi scorre tumultuosamente tra tenere rocce affioranti dette pietre verdi.

"E' qui che confluiva il ghiacciaio che un tempo ricopriva la vallata e che ha modellato le rocce con evidenti striature e arrotondamenti. Laddove si trovavano piccole concavità, le acque di fusione creavano un vortice e i detriti agivano da mola. I ghiacciai si sono ritirati, ma sono rimaste le grandi rupi lavorate dalla natura con rocce così tenere da poter essere lavorate ed utilizzate per vari tipi di manufatti come, per esempio, i comuni contenitori per la cottura dei cibi chiamati 'laveggi'. Molti ristoranti li utilizzano ancora oggi per cucinare piatti tipici della tradizione locale.

A sorprendere è la prima testimonianza scritta risalente a Plinio il Vecchio: nella sua 'Naturalis Historia' parla infatti di 'lapis viridis comensis', la tenera pietra ollare lavorata per ottenere i recipienti."

Quanto mi piace la pietra ollare, la mano mi è sfuggita e vi ho costretti alla sua storia nel virgolettato!

Lasciata Chiesa, il comune principale, e Primolo, graziosa frazione a terrazza attorno alla chiesa della Madonna delle Grazie, giungiamo a San Giuseppe da cui parte il sentiero per la nostra meta Palù ... monte, alpe, rifugio e lago. Quest'ultimo si mostra in tutta la sua magica bellezza incastonato in un'ampia conca ai piedi dei Sasso Nero 2919 m, Roggione 2361 m, Monte Motta o Sasso Alto 2336 m.

Percorrere il suo periplo è gradevole, nessuna difficoltà sul percorso, piacere puro per occhi e spirito. Rive con sabbia fine fine da far invidia a spiagge marine, piccoli promontori coperti di erica, minuscoli angoli di Scozia/Irlanda; nell'acqua tersa tanti e vari pescetti e pescioni. Tra la varia umanità che passeggia, si abbronza, si rilassa, fa pic-nic, si confonde anche qualche attento pescatore amatoriale e/o sportivo. Non c'è ... ma immagino pure un pittore intento a rappresentare soprattutto il "dolce rispecchiare" di questo lago: sarà la luce agostana dopo le intense piogge del giorno precedente, saranno le poche nuvole bianche bianche lievi come fiocchi che incappucciano e scoprono crinali e vette illuminate dal sole del tardo mattino, è proprio "un miracolo impressionista"!

Accontentiamo ora l'appetito. Il Palù, più ristorante che rifugio, ci accoglie verso l'appagamento completo con pizzoccheri, polenta, selvaggina, salsicce, taroz (patate, speck, formaggi fusi ...) e dolci malenchi come il curnat con farina di grano saraceno e gelatina di lamponi calda.

A questo punto si astengano dal continuare coloro che non amano le leggende. Quella sul significato di Primolo che fa pensare al compagno della Primola/primula, che mi è stata raccontata, mi sento di condividerla.

La storia inizia sul versante retico opposto a quello di Valmalenco, dove Guglielmo, figlio del conte di Tarasp, si ribellò al padre che lo voleva sposo della castellana Edda Kofer personaggio sinistro. Guglielmo dovette fuggire al di qua del passo del Muretto in Valmalenco giungendo proprio nel nostro paesino. Qui incontrò Mina, figlia di un alpigiano: grande amore tra i due e mesi intensi efelici. Al giovane giunse però la notizia della morte del padre e fu colto da grande rimorso. Andò di nuovo oltralpe promettendo a Mina che sarebbe tornato presto. Passò qualche mese, la giovane si struggeva. Si convinse che Guglielmo non sarebbe più tornato. Uscì di casa una mattina di fine inverno, in uno di quei giorni in cui tutto sembra incerto e sospeso tra gelo e tepore, si sedette sotto un antico pino. Proprio a quell'incertezza che era anche quella del suo animo non aveva retto: venne trovata, morta e sorridente, immagine di un amore felice solo nel sogno. Intorno al capo la neve si era sciolta lasciando posto a delicate primule. Fu proprio in quel luogo che si eresse il santuario della Madonna delle Grazie e da allora il paese di Primolo rimase indissolubilmente legato al fascino di tutto ciò che, nel bene e nel male, è primizia, il primo amore-sogno, il primo dubbio, il primo dolore.

Per concludere con il buon umore riporto però una battuta-verità di Antonio che ha a che fare proprio con il primo successo di Piera.

"Questa volta anche la Piera con tanta buona volontà, felice e contenta ha aggiunto la meta, ma sfortunatamente sulla via del ritorno si è trovata sola su un ripido e scivoloso sentiero. Ma visto che le persone buone non restano mai sole, ecco che alcuni 'Pellegrini' che passavano di li l'hanno aiutata nella difficoltosa discesa.”

Resta sottinteso che tra Madonna delle Grazie, Pellegrini, angelo custode di Piera abbiamo raggiunto la nostra Valceresio senza impedimenti di blocchi stradali dovuti al traffico e alla prossima (Montisola)!