Massiccio del Monte Grappa

Già la meta, Massiccio del Monte Grappa, esula dai nostri abituali itinerari sulla catena delle Alpi dalle Marittime alle Lepontine ... 
Saremo in Veneto, nel vicentino e nel trevigiano.

Seconda novità di tipo organizzativo, non solo una carovana di volenterosi autisti alla guida della propria auto, ma un autista professionista Morandi con pullmino 20 posti a nostra disposizione. Chiaramente il prezzo lievita, ma a tutto vantaggio di chi, soprattutto al rientro, dopo 3 giorni intensi sia di trekking, i primi due, che di visita storico-artistica della città prescelta, vorrebbe viaggiare comodo comodo evitando il sovrappiù della fatica della guida. Tutti d'accordo, si può fare e si fa alla grande! Pullmino e quattro auto private, partecipanti 34, al via, venerdì 22 luglio ore 6.00. Sappiamo che le previsioni del tempo non sono proprio favorevoli, pioggia/temporali verso sera, oggi e domani, domenica meglio, ma che importa, il dado è tratto. Il viaggio in autostrada fino all'imbocco della Valdastico fila via come l'olio. Il reticolo di paesini e paesotti, borghi e cittadine che incontriamo ci sta preparando al reticolo di sentieri che troveremo sul Massiccio del Grappa. Per evitare l'attraversamento di Bassano percorriamo una per noi "nuova" tangenziale. Quanta attenzione ad ogni bivio, trivio, quadrivio (si fa per dire perché ormai sono tutte rotonde, ah, ah, ah) alla ricerca di Romano d'Ezzelino, Borso del Grappa direzione Treviso/Trento ... Il "Morandi" va sicuro e veloce perché conosce, due nostre auto private non fanno altrettanto. Poco importa perché intorno alle 9.30 tutti ci ritroviamo a Borso alla "Locanda, ovvio ovvio, Monte Grappa".

Terza novità, a questo punto: una guida locale e ruspante, legata da vincoli di parentela a due nostre socie, simpaticamente e folcloristicamente ci accompagna.

Dalla cima del Massiccio a circa 1770 m scarpiniamo lungo un anello storico-naturalistico verso i Sass Brusai del monte Boccaor 1532 m, un su e giù di dislivelli minimi, da Pian de la Bala, sotto la Val Vecia che scende dalla Cima Grappa. Osserviamo la mulattiera di arroccamento, realizzata durante la Grande Guerra sullo scosceso versante sud del monte Meatte. Ristagni di foschia e nubi basse ci velano, meglio annebbiano, incantevoli panorami verso la pianura veneta fino alla laguna di Venezia. Lungo il sentiero si individuano caverne, ricoveri, alcuni serbatoi d'acqua sempre in grotta, attraversando anche brevi gallerie scavate nella roccia. Ci imbattiamo, sotto la cima del Boccaor, in un breve ponte tibetano che conclude l'ardito sentiero attrezzato sovrastante. Da sotto brrrrrr, brrrrrr ma anche sotto una pioggerella che si trasforma via via in gragnuola inumidendoci e movimentandoci  le ore preserali (ce ne fosse bisogno!). Buona parte di noi sosta in attesa che il Morandino scenda. Un'intrepida decina si vuole impegnare fino in fondo e prende il sentiero quasi a perpendicolo, stretto, intricato, umido (scivoloso?) "il pericolo è il mio mestiere" per tornare in vetta al parcheggio/punto di partenza/arrivo. Fatica ripagata dall'incontro con giovani camosci che ci osservano placidamente, per nulla intimoriti, sotto il controllo di un capobranco che visiona dal crinale. Siamo di nuovo sulla sommità del Grappa.

NOTA NECESSARIA: Sul monte Grappa, dopo la grande sconfitta italiana nella XII battaglia dell'Isonzo, si fronteggiarono in pochi Km, per la prima volta, soldati di tutti gli eserciti in guerra: italiani, austroungarici, slavi, tedeschi, francesi, inglesi. Nell'anno di guerra sul Grappa, tra il novembre del 1917 e il novembre del 1918, quasi 60.000 furono i morti tedeschi ed austroungarici e circa 80.000 caduti sul fronte italiano. A ricordo perenne il Sacrario, settore nord l'ossario austroungarico, settore sud ossario italiano al cui centro si trova il Sacello della Madonna del Grappa. Civinini dal Corriere della Sera del 2.07.1918 "Qua e là da invisibili buche, la montagna lanciava getti rabbiosi di proiettili ..."

Sabato mattina ci aspetta Gianni, non per accompagnarci, ma per mostrarci l'inizio del percorso: un’agevole mulattiera che parte dal Santuario della Madonna del Covolo 578 m (dislivello notevole per la cima del Grappa, ma dolce, molto molto graduale). "L'edificio religioso si erge sul conoide detritico dell'omonima valletta. Domina Crespano ed i colli attorno, con ampi scorci sulla grande pianura. La chiesa è stata costruita ispirandosi liberamente al non lontano Tempio del Canova a Possagno". La mulattiera del Covolo è lunga oltre 8 km, un po' noiosa per i continui tornanti simili, ma siamo in buona compagnia: chiacchiere, risate, pausette ristoratrici. Finalmente il pianoro del'Ardosetta, ora l'orizzonte sconfina, è ampissimo su tutta la pianura e la salita alla piramide del Massiccio è molto più stimolante. Il rifugio Bassano accoglie sia chi pranza che chi si accontenta di una bevanda calda ed un dolce rinfrancante ... ci si abbandonerà ai piaceri della tavola alla Locanda di Borso, la sera. Alle 14.00 ritroviamo Gianni, riprende il ruolo di guida e, passando da Campo Croce attraverso un sentiero panoramico, raggiungiamo Borso in circa 4 ore. Alla lauta cena segue un profondo, ma profondo riposo: in un letto nuovo si dorme meglio sicuramente la seconda notte!

Domenica è Bassano che ci accoglie. Il primo pensiero va agli Alpini: ponte sempre imbandierato, museo sempre aperto! Al centro del ponte un pianista, emulo di Allevi, intrattiene e cattura l'attenzione, ma solo per poco, ciò che gli sta attorno è molto ma molto meglio! Oltre, ecco il Museo Civico nell'ex convento della chiesa di San Francesco. Non manca nulla: sezione archeologica, pinacoteca, lapidario. La Torre Civica di 43 m, da dietro le merlature Bassano dall'alto in tutta la sua interezza è un'immensa gioia che un gruppetto condivide e via alle foto, oggi nitide. E poi i Musei della Ceramica e della Stampa Remondini, una "mostra zoologica permanente" nel Palazzo Bonaguro Mondo Animale. Se ci fosse più tempo, un'amena passeggiata lungo il Brenta sarebbe la ciliegina sulla torta. "Mi qua vegnevo co' la me nona/dopo la piova de primavera, / cercar viole per la Madona..." da "Vecie Strade" del poeta bassanese Gino Pistorello. (Tralascio il pranzo finale al Pioppeto di Romano d'Ezzelino e le considerazioni su come si mangia bene in Veneto, rapporto qualità-prezzo, e il rientro senza problemi di traffico). Questo, penso sia il modo migliore per concludere e se qualcuno volesse gustare la poesia intera non ha che da chiedere, la proporremo nella pagina specifica in futuro.