Magnifico, grazie al GAM allargo ed approfondisco la mia conoscenza della Valle
d'Aosta. Domenica 6 luglio è la volta di un angolo del Parco del mont Avic,
verso il rifugio Barbustel. Questo parco è stato istituito nel 1989, è il primo
parco naturale valdostano. Il suo territorio accidentato ha limitato in passato
le attività di pastorizia ed attualmente il turismo di massa sia estivo che
invernale, evviva! Foreste di pino silvestre, pino uncinato, faggio e larice
sono interrotte da specchi d'acqua, torbiere, acquitrini. Interessante e
peculiare è pure l'aspetto geologico del territorio, in passato erano presenti
anche attività minerarie.
E veniamo a noi. Quanto siamo affezionati all'autostrada A 26, in breve tempo
eccoci sulla Torino Aosta, ci lasciamo alle spalle le risaie, il lago Viverone,
la Serra-lunghissima morena-, Ivrea e il suo castello che ammiriamo da diversi
punti di osservazione.
Lasciato pure Quincinetto, nome scioglilingua, ultima località piemontese, si impone la Vallée. Già i nomi geografici ci calamitano nel loro patois francese o francese puro. La prima uscita autostradale è nostra: Pont Saint Martin (il ponte romano, il nome di un santo ... curiosità, curiosità ... approfondiremo in seguito perchè solo di passaggio). Si prosegue sulla statale 26 (numero fortunato) in direzione di Aosta; a Bard - già meta di due giorni GAM, forte maestoso a guardia della Valle,che ospita mostre, gallerie d'arte, negozietti e si può raggiungere a piedi o con un fiammeggiante ascensore - una rotonda consente di imboccare la strada regionale per Champorcher. Anche vari itinerari escursionistici portano al parco, da Cogne (parco nazionale del Gran Paradiso),Fenis, Chatillon, Issogne ... Proseguiamo per Chardonnay ... è il paese che dà il nome al vitigno o viceversa? C'entra la Borgogna?
Da qui iniziamo l'ascesa. Siamo ad un vecchio lavatoio ed a un curatissimo orticello. Cosa ci distrae? Sta di fatto che ci incamminiamo a sinistra piuttosto che a destra. Tranquilli, l'avanguardia, dopo un breve tratto, si accorge che non compare nessun segnavia. Torniamo sui nostri passi ed ecco a dritta del lavatoio il buon sentiero. Un po' di pepe l'imprevisto. Ora scarpiniamo che è un piacere anche su un tratto asfaltato, cartelli marroni turistici indicano Parco m. Avic, Col finestra, lago Miserin; pendio fiorito con gigli nani di San Giovanni, rampa attraversata da un gorgogliante rio coccolato da rododendri in fiore, curano e rassicurano pure noi con la loro essenza.
Prima tappa al ristoro del lago Muffè; un gruppetto, appagato, non prosegueoltre. Chi continua cammina e sosta; giovani larici tra la pietraia e i laghetti d'argento (sic il cielo è proprio grigio perla) ci accompagnano quasi fino alla meta: lac Blanc e rifugio Barbustel 2200 metri. Si pranza al sacco e sui tavoli di pietra esterni, si gode panorama e polenta fumante con selvaggina, dolci che sanno di burro d'alto pascolo, slurp, slurp!
A Chardonnay, in attesa dell'ora di partenza, noi femminucce usiamo il nostro tempo per visitare la cooperativa Lou Dzeut, tessitura tradizionale al telaio della canapa che costituiva la pianta tessile più usata in Vallée in passato. Si seminava nel fondovalle della Dora Baltea - ad Arnad - ma nel periodo dell'optimum climatico basso medievale (XIII-XIV secolo) anche a Champorcher. Esiste anche un piccolo ecomuseo della chanvre (canapa). Wooh, natura e cultura!