Splendida giornata per una splendida gita – il 1° giugno – al Rifugio Menaggio. Come di consueto, pullman strapieno e qualche forzata rinuncia, ma tempo buono, e colmo di promesse… In un baleno si arriva a destinazione. Al mattino dei festivi la Statale Regina è ancora addormentata e ci offre spettacolari scorci su quel ramo del Lago di Como, che non volge a mezzogiorno, – come direbbe il Manzoni- ma che ci incanta con le sue insenature, chiese, campanili, giardini antichi, “lucie” ancorate ai pontili. Lasciato il gruppetto che ha voglia di lago e di battello all’imbocco di Menaggio, proseguiamo sulla statale della Val Solda verso Plesio. Passando dallo stabilimento di produzione dell’acqua Chiarella, eccoci a Breglia. Qui si scende. Non vorrete arrivare al Rifugio in pullman! Per carità!
E’ la prima gita di vera montagna per i Gammisti… alcuni pronti alla Ferrata, altri diretti alla cima del Grona, altri con mete meno ambiziose: “ Se ce la faccio, arrivo al Rifugio, se nò mi fermo in un prato e mi godo il paesaggio” ( Io! Perché gli altri son decisissimi ad arrivare in alto e non si pongono alcun problema ) . Questa volta gioco d’astuzia. Mentre il gruppetto “cittadino” cerca un baretto dove fare colazione prima di mettersi in pista, mi accodo ai Gammisti doc, che hanno fretta di andare, perché il loro percorso è lungo e impegnativo. So che non potrò competere con le loro gambe e con il loro fiato, e che sicuramente dopo dieci minuti mi troverò sola e abbandonata (!!!) nel bosco, ma so anche che arriveranno subito gli altri, corroborati da un buon caffè e mi raggiungeranno in men che non si dica; quindi comincio a portarmi avanti. Stranamente reggo bene il passo e vado, vado, sorpassando baite fiorite, prati verdi, torrentelli ciarlieri. Davanti, il gruppo si è sgranato… Persi gli arrampicatori, restiamo una decina a un tiro di voce. Gli altri, dietro, non si vedono… ( Per forza, al bivio, prenderanno il sentiero basso, anziché il nostro, e li ritroveremo tutti al rifugio! ).
Finita la salita, la strada serpeggia tra profumate ginestre e cespugli in fiore. Si vede il rifugio, adagiato in una conca erbosa, e sovrastato dallo scoglio calcareo del Monte Grona. Alla mia sinistra c’è un balcone naturale, che spazia sui monti all’intorno, e sul Lago sottostante. Un incanto di azzurro, di verde, di bianco, di nuvole, di cime, di vallate. Mi siedo, io e il Vanni, soli per un attimo, e mi beo di tanta bellezza. In dieci minuti sono al Rifugio. C’è un buon gruppetto che si aggira tra i tavoli di legno e il prato sottostante alla ricerca del posto migliore per vuotare gli zaini. Al sole? All’ombra? Sui sassi? Sulla terrazza? Ogni angolo è una gioia per gli occhi e per il cuore: un panorama spettacolare. Arrivano Rosachiara, Mariarosa, Sandra e Carlo. Stupiti per la mia performance.
Si mangia tranquilli e ci si concede pure una fetta di crostata servita in maniera un po’ spiccia dai giovani gestori del rifugio. Ogni tanto qualcuno lascia il gruppo per avventurarsi verso la Forcoletta o la cima del Grona, percorrendo sentieri diversi e ben segnalati. Li guardiamo allontanarsi con un po’ d’invidia per la loro tenacia, ma restiamo a goderci il panorama e la buona compagnia. Poi – tutte le cose belle finiscono- prendiamo la via del ritorno. A Breglia una bella fontana-lavatoio dove pucciare i piedi; un gelato-una birra-un’acqua brillante-una panascè nell’unico bar-ristorante aperto; una toccata e fuga alla chiesetta bianca sul promontorio, ed eccoci tutti puntuali al pullman.
Anche Maurizio, Mauro, Sergio , i tre intrepidi scalatori della Ferrata sono arrivati sani e salvi. Si torna al paesello, senza dimenticare il gruppetto che s’è goduto il lago e la dolce vita di Menaggio. Tra una galleria e l’altra, Sandra vede un principio di arcobaleno. E’ stata proprio una bella gita.