Nemmeno il tempo di posare le valigie al ritorno da una vacanzina di mare… che il GAM chiama! Il 23 giugno si va ad Alagna! A dire il vero mi ero iscritta con la riserva di rinunciare, se la stanchezza ( certo che in vacanza ci si stanca! ) mi avesse sopraffatta. E infatti. Dopo lo stress da sole, mare, amici, serate festaiole, bramavo ardentemente una domenica di tutto riposo, all’ombra in giardino, a leggere uno dei tanti titoli messi diligentemente da parte per l’occasione... Invece… Troppa la voglia di camminare in luoghi di grande bellezza, naturale e paesaggistica; troppo il desiderio di vivere un’altra giornata in compagnia di amici, sempre generosi, entusiasti e positivi.(E non voglio neppure menzionare le pressioni psicologiche attuate astutamente da alcune/i non meglio identificati!).
Così, si parte! Sempre alle 6 in punto, sempre col pullman pieno zeppo. Bisognerà pensare ad un traino tri-quadriposto per quelli che fatalmente restano esclusi! Le gite GAM sono sempre gettonatissime, e vanno via come il pane. Chi non è sveglio,attento, pronto a prenotarsi, perde la corsa! Il tempo è bello – l’Angioletto si è rimesso diligentemente al lavoro – e tutti siamo di ottimo umore, come oratoriani alla gita domenicale. Alagna ci attende ancora un po’addormentata e l’unico baretto in grado di rifocillarci con il primo cappuccino fatica ad affrontare gli ordini e i controordini dell’allegra combriccola. Nella piazza principale e nelle vie limitrofe si stanno allestendo le bancarelle con i prodotti tipici: oggi è la festa delle Guide Alpine e la cittadina si prepara in grande spolvero. Qualcuno paventa l’idea di fermarsi lì e godersi l’avvenimento, ma poi, per non farsi parlare dietro, si infila diligentemente gli scarponcini e si avvia col gruppo che non vede l’ora di muoversi.
Superata la frazione Ronco, a nord dell’abitato, con le tipiche case Walser a fare la guardia, costeggiando il torrente spumeggiante d’acque cristalline, ci si inoltra nel bosco di piante pioniere . Cominciano i gradoni irregolari che ci accompagneranno in tutta la salita e che si faranno sentire sotto forma di “gambe di legno” il lunedì mattina. La camminata è comunque agevole; all’ombra delle fresche frasche si supera il dislivello di 669 metri che in due orette ( faccio una media caritatevole per me e per due mie amiche: camminare e chiacchierare comporta un dispendio notevole di forze! )ci porterà all’Alpe Campo. Superati due nevai in scioglimento, eccoci nella bella spianata che ospita la Capanna sociale CAI, un piccolo lago, un gruppo di case in pietra, la Cappelletta dedicata a Sant’Uberto con la porta d’ingresso della prima Capanna Margherita. I prati, all’intorno sono una distesa di botton d’oro. Su tutto domina l’imponente mole del monte Tagliaferro. Lo guardo, così aspro, così cupo e mi dà un senso di oppressione; dall’altra parte il Rosa è soleggiato e ridente e incornicia un paesaggio da cartolina. Il gruppetto “che non ne ha mai abbastanza”, si inerpica intrepido verso la Bocchetta della Moanda. Noi – che invece ci accontentiamo di quello che fiato e gambe ci concedono, – ci sistemiamo sulle panche all’esterno del rifugio per la sacrosanta sosta-pranzo.
Ed ecco che compaiono le bottiglie di vinello, il thermos col caffè caldo, le cioccolate , gli snack al sesamo e al miele, la frutta disidratata… Ma anche i paninazzi col salamino e le borraccette di grappa. Nel GAM coesistono tradizioni e nuove tendenze… Tutti offrono, scambiano, assaggiano…..“ Eh, mica dobbiamo riportarci indietro la bottiglia piena…e neppure la torta di carote e noci “.
Volgiamo lo sguardo verso valle: tre figurine avanzano spedite sul tratto innevato. Guardiamo meglio. Ma sono loro! Le due sorelle arcisatesi - con Renato come cavaliere, - che sdegnando scarponi e scarponcini, arrivano ovunque con le ciabattine ai piedi. Quando si dice tigna! Tranquille e beate si uniscono all’allegra compagnia. Qualche nuvola ha intanto coperto il sole: fa frescolino, quassù a 1923 metri e così, infagottata nella felpa non posso neanche mostrare l’abbronzatura duramente conquistata al mare! Vuotati gli zaini e riempito lo stomaco, noi tre fanciulle “che andiamo piano” cominciamo ad avviarci: lasciamo gli altri, che ci sorpasseranno poi nella discesa, a farsi la cantatina di turno e il riposino del dopo pranzo. Ed è qui, nella discesa tagliagambe che si riconoscono le vere amiche! Tutte concordi a una sosta per bere, un’altra per tirare il fiato, un’ennesima per finire il discorso iniziato cinquanta gradoni prima… Comunque, senza neanche restare ultime, eccoci a valle. A Pedemonte ci soffermiamo ad ammirare la facciata affrescata della Cappella di S.Nicolao. Arriva il nostro Giovanni con l’altro Giovanni (quello da fuori porta). Ci informa che è lì, che hanno portato i tre ragazzi indunesi caduti in montagna anni fa. Non lo sapevamo. E lo strazio di quella tragedia terribile che ha segnato le vite delle famiglie e dei fratelli – nostri amici e soci GAM – diventa per un attimo palpabile e reale. Un velo di tristezza su questa giornata così piacevole. Una viuzza laterale ci porta all’Ecomuseo della Valsesia , allestito in una tipica casa Walser su tre piani e quindi alla parrocchiale di S.Giovanni Battista. Poi le bancarelle con i formaggi tipici, il miele, le marmellate, i manufatti di lana, gli oggetti in legno sono tutte per noi.
Particolarmente gradito il chiosco con il gelato e lo stand con i salumi. Tanto che, richiamati all’appello per la partenza, troviamo ancora Gianluca, Mauro e compagnia bella alle prese con salamini e caciotte. Ed è meglio che siano ben rifocillati, i nostri eroi! Sulla strada del ritorno c’è da suonare, cantare, intrattenere la combriccola! Non sia mai che le gite GAM diventino meno appetibili! ( E intanto sono già chiuse le iscrizioni al trenino del Bernina, alla tre giorni in Val Senales, e c’è persino qualcuno che si è fatto segnare per il Nivolet, a fine agosto! Devo sbrigarmi a consultare la mia agenda degli impegni: non vorrei restare a casa! )
Alla prossima, sempre in GAM…ba! Tiziana Zucchi