L'estate da 34 gradi più o meno, l'immagine della cascata del Toce sul foglio di presentazione della gita GAM di fine estate, proprio tanto invitante, e poi tanti sguardi all'indietro ... Spruzzi continui di gocce impazzite, un enorme riversarsi dall'alto di vivace spuma, quasi panna montata viva, frizzante gazzosa pronta a dissetare fauci di giganti, Shrek, creature del genere: da bambina vivevo la cascata del Toce così. E sì la val Formazza, la cascata erano con l'alpe Devero la montagna di molte estati della mia infanzia. Riandarci, a distanza diciamo di qualche anno (!!!), sarà proprio sorprendente. Detto, fatto. Il 26 agosto tutti a bordo e via verso la diga Morasco, Bettelmatt e rifugio città di Busto (2480 m). Un socio Gam, buon conoscitore della zona, e Vanni, che hanno effettuato un'escursione d'ispezione e controllo precedentemente, sono fonti di entusiasmo e rassicurazione. Ripercorrere parte della val d'Ossola che ricordavo da bambina lunga lunga, un po' tetra e tanto grigia, è proprio una riscoperta. Infatti l'autostrada mostra, in una giornata limpida e tersa, il lago dall'alto veramente "Maggiore"per gli occhi ed il cuore: l'azzurro prevale sul grigio delle rocce ossolane dei pendii. Grazie A 26 che hai cancellato una memoria un po' troppo plumbea. Il Toce percorre l'Ossola per intero dalle sorgenti alla foce nel lago del Grand Tour e noi risaliremo, risaliremo più su di dove nasce. Dall'azzurro al verde. "Buona parte dell'Ossola è un parco naturale spontaneo perchè le sue valli hanno dovuto fare il conto con lo spopolamento e l'abbandono e proprio per questo si propongono all'escursionista come terre sorprendentemente intatte dal punto di vista naturalistico ed architettonico" -citazione da un opuscolo pubblicitario ... veritiera-. Boschi di latifoglie e conifere, spontanei e selvaggi, si susseguono, pascoli qua e là. Nei borghi nessun mostro di cemento da turismo incontenibile, case ossolane con la facciata principale che culmina a punta con all'apice un unico comignolo, non un tetto che non sia di beola. Solo le terme di Premia balzano all'occhio per la loro modernità in un contesto così nature.

Eccoci alla conca di Riale, caratteristico paesino Walser, che fa felice anche il nostro autista, difficilmente in montagna gli riesce così comodo il posteggio. Il gruppo si divide sotto la diga del lago di Moresco (1743 m): chi ascende, chi mantiene questo livello o sale al rifugio Maria Luisa, chi scende a Riale e alla cascata (apertura 10.00/16.00). In cielo qualche fiocco di nube che incappuccia le cime, ma tutto bene fino al rifugio Busto. Verso la fine percorso ci colpisce la sommità della pala eolica più alta d'Europa, in territorio elvetico, passo della Novena, che svetta sorniona, Twiggy snella e slanciata, tra massicci e proprio non stona. Ora cioccolate dense fumanti aspettano nella stanzetta del Busto e qualcuno le apprezza al calduccio. Altri meno freddolosi picniccano all'esterno e quattro eroici si spingono alla diga dei Sabbioni nel pian dei Camosci: non vogliono perdersi nulla! Ma anche noi non siamo da meno perchè, scesi a Riale, vogliamo raggiungere la maestosa cascata, sono però le 15.30 e ci tocca correre o fare l'autostop. Tutto va per il giusto verso e ci riesce pure di entrare nel ristorante di stile "montano-liberty" in cui si rifugiavano gli escursionisti e gli sciatori aristocratici chic di inizio novecento; regna un'atmosfera retrò, avvolgente e calda, si può tanto immaginare.

Unica pecca, parte dell'esterno è stato ridipinto di giallo con persiane blu e, in questo caso, stonatura, stonatura. Veloci, veloci al pullman, al ritorno ci facciamo dire del rifugio M.Luisa e dintorni per avere un'idea anche di quello. Mi auguro che anche voi internauti e/o lettori di "Casa Nostra" abbiate voglia di farvi un'idea e più prima che poi vi uniate a noi! Alla prossima.