Domenica 12 c’è la Festa di Primavera allo Strologo. (Un grazie particolarissimo al signor Villani che ogni anno presta al GAM la sua casa, con tutti i prati intorno puliti e ordinati, e la visuale sulla Valceresio, che è incomparabile!) La settimana non è stata delle migliori. Temporali, pioggerelle, scrosci, nuvole che… “magari piove… ma no, la tiene su”...in un’alternanza preoccupata del si fa o non si fa. Comunque, il sabato, Franca e Donatella (quelle che non devono chiedere mai) incominciano a cuocere lo spezzatino in dosi industriali; altri col trattore del Gino portano in loco panche, tavoli, pentoloni, arredi vari; i restanti si danno da fare per sistemare l’impianto elettrico e quanto è utile per la Messa al campo. Le previsioni della domenica danno acquazzoni solo nel pomeriggio. Potrebbe bastare.

E infatti, la domenica mattina c’è bel tempo. Si va. Lasciata l’auto a Pogliana, raggiungiamo gli altri che sono sul posto dall’alba. Tutto è pronto: l’altare, la pianola, le panche per i fedeli vicino alla Cappelletta della Madonnina; il pentolone per la polenta, la griglia per i salamini nello spiazzo adiacente la baita; la macchina del caffè accesa, le caffettiere colme, le torte tagliate a fette, sotto il portico. Tutti si sono dati da fare egregiamente. Siamo accolti come papetti da Anna, Valentina e Maria che ci offrono il caffè fumante e altri generi di conforto. Da Pogliana allo Strologo ( vergogna, vergogna! ) ci siamo fatti venire il fiatone. Si vede che non abbiamo più il fisico. Naturalmente è un plurale majestatis – parlo per me – non me ne vogliano Silvana ed Ettore, che invece si arrampicano come caprioli. Il tempo di chiacchierare a destra e a manca, con quelli che già ci sono e con quelli che arrivano un po’ per volta, e comincia la Messa. Ci manca tanto Padre Renzo: quest’anno non ha potuto lasciare le sue pecorelle in Amazzonia, ma anche Padre Michele fa la sua bella figura. Tono pacato e predica incisiva senza annoiare; può aspirare tranquillamente ad essere invitato anche l’anno prossimo, se la sua missione glielo consente. Le voci della corale di Bisuschio concludono la funzione con “Signore delle cime” e danno quel tocco di emozione in più nell’improvviso commosso silenzio della vallata. Finita la Messa, in un baleno le panche sono posizionate di nuovo sotto i tavoli. Arriva il bello. Tutti in fila a ritirare i vassoi fumanti di buona polenta, di spezzatino succulento, di salamini croccanti, di fette di zola larghe più del piatto. Intanto (bontà loro!) sono arrivati anche i miei amici Antonio, Gilberta con Nuhung e Min – vietnamiti radicati a Caronno dal lontano ‘78, dopo la fuga dal loro paese in guerra. Non hanno neanche avuto bisogno dell’auto-navetta: si sono mostrati alpinisti doc. La Nu si trova subito bene nell’ambiente montano; è entusiasta del paesaggio, dei prati, degli alberi, dei fiori; si fionda a cercare fragoline di bosco, assaggia le amarene mature sul ciliegio a bordo strada; fa comunella con tutti. E si prenota già per le gite future. Sempre che il pullman passi a prenderla a Caronno, perché di venire a Bisuschio prima delle 6 non se ne parla. Intanto, bevuto il caffè, mangiata la torta – non neghiamoci niente, per carità! – mentre Maria dà il via ai giochi e agli indovinelli, in cielo, dalla parte della Svizzera, cominciano ad addensarsi nuvole basse e minacciose. In breve raggiungono il San Bernardo. Sono proprio sopra la nostra testa. All’improvviso qualcuno ha fretta di “andare a votare ai referendum, di scendere a far compagnia alla suocera rimasta sola, di accudire i cani abbandonati a casa, di chiudere le finestre rimaste aperte “ e se la svigna dignitosamente. Noi guardiamo su, vediamo l’angioletto del GAM- bello paffuto e allegro- che si dà da fare con la manina cicciottella a sostenere le nuvole, e non ci preoccupiamo più di tanto. Infondo, quasi tutti i presenti si sono presi – tutta intera- la grandinata di maggio alla Cappellina dei Monti… che sarà mai un po’ di pioggia estiva? Infatti, dopo due gocce – due – una qui e una là – torna il bello. C’è l’angioletto con le gote gonfie che soffia, soffia, soffia e manda via le nuvole. Mentre Rosa, Adelina, Valentina si danno da fare a pulire pentole, annessi e connessi, gli altri in poco tempo smontano tutto, accatastano, sistemano. C’è chi fa la raccolta differenziata, chi pulisce i tavoli, chi riordina la cucina. A Renato e Piero tocca il pentolone della polenta. All’alba delle tre e mezza arrivano altre mie amiche, dopo un giro turistico nei boschi di Cuasso. Poi ci raggiunge Patrizia Broggi, reduce da uno dei suoi viaggi eco-solidali in Nepal. Si chiacchiera beati nel bel prato con vista sulla valle. Lasciamo gli organizzatori alla cena finale. Dopo tanto lavoro al servizio degli altri, è ora di mettere le gambe sotto il tavolo anche per loro. Si torna a casa belli rilassati.

Adesso bisogna pensare alla gita del 26, in Val Gargassa. Ci saremo tutti, e anche di più!