Domenica 11 luglio tutti pronti per la Valle Antrona. A Bisuschio e dintorni si schiatta dall’afa; siamo belli contenti di aver trovato posto in pullman per una gitarella in montagna… si va al fresco… non si guida… si incontrano gli amici… si chiacchiera in libertà… E così anche stavolta alle 6 precise si parte. Dopo aver sdoganato le gite del GAM a Cavaria e a Casbeno, questa volta il giro di neofiti ha pescato ancora in Brenno e in Arcisate…(già ampiamente rappresentate): hanno deciso di tentare l’avventura anche Flavia, Piermario, Silvana, Ettore…Vedremo stasera le loro reazioni…
La prima e unica tappa, in assenza di autostrada, con relativo autogrill, è a Villadossola, dove per brioches e cappuccini ci spalmiamo in un baretto appena aperto; con tutti noi il ragazzo al banco fa giornata, e tempo un’ora per lavare le tazzine, può andarsene anche lui al fresco dei monti. Dopo aver disquisito sulle offerte di un’impresa di pompe funebri ( il pullman si è fermato paro paro accanto alla vetrina ben addobbata e quasi accattivante ); con le dita incrociate, si riparte per Antronapiana e quindi per il lago di Antrona, dove scendiamo tutti. Un gruppo numeroso ( lo zoccolo duro del GAM, quelli che non devono chiedere mai…)ha fretta di partire: vogliono raggiungere il Bivacco Camposecco, a m.2.324 di quota, perciò si avviano di buona lena. Un altro gruppetto si premura di prenotarsi il pranzo - polenta e capriolo – al ristorante; riservandosi una passeggiata nei dintorni del lago, tanto per digerire e non farsi parlar dietro. Il gruppo di mezzo (noi) comincia la camminata per il lago di Campliccioli. Una bella salita, e siamo alla diga. Da qui prendiamo un sentiero che costeggia il lago e che ha ancora i binari ( con relativi carrellini ) della decauville di servizio ai bacini in quota; oltrepassiamo un ponticello sospeso, un tunnel scavato nella roccia e tante piccole gallerie. Il versante è ombroso e camminiamo al fresco. Una goduria, di questi tempi . Su di una riva vediamo un gruppo di gigli martagone, di una bellezza stupefacente. Ci chiediamo come mai lì, in condizioni estreme, senza cure, alla mercé di insetti, parassiti, dei capricci del tempo…troppo secco…troppo umido… riescano ad essere così splendidi, mentre nei nostri giardini… nemmeno finti… E’ davvero dura, vincere il desiderio di portarceli a casa!
Poi arriviamo in cima al lago. C’è una bella pineta dove sostare per alleggerire lo zaino; l’acqua fresca e spumeggiante del torrente Troncone ci invita a un tuffo, … a un bagnetto… perlomeno a un pediluvio, ma Gianluca ha visto un’indicazione: in 20 minuti siamo ad un nuovo alpeggio. Non vorrete mica fermarvi digià!!! Così si prosegue. Maria e i miei amici ( alla faccia dei neofiti! ) vanno su come treni. In quattro rinunciano subito e tornano all’area di sosta. Al 40° minuto senza vedere la meta, anch’io mi impunto come un mulo, e assieme a un compagno di avventura, mi siedo su di un masso vicino al torrente, e attendo il ritorno del gruppetto… con marito annesso. Riconquistato il posticino all’ombra, con gli altri compagni, facciamo sosta in un ristorantino all’aperto che tutti ci invidierebbero… i sassi bianchi sono panche; la tovaglia è d’erba; le pareti sono verdi e mosse come quinte teatrali; una colonna sonora di acque precipitose ci allieta. Azzurro e spuma di nuvole occhieggiano qui e là, come sfondo. Gianluca approfitta dell’attimo di calma per mostrarci le GALLE ANANAS, formazioni tondeggianti sui rami dell’abete rosso. Sono l’albergo con suite delle larve che poi infesteranno la pianta. Un BAGOLARO qui, una GALLA ANANAS là, diventiamo pozzi di scienza. Sempre grazie a quest’uomo fenomenale che ne sa una più del diavolo!L’altro versante del lago è aperto e soleggiato; saliamo verso i prati dell’Alpe Granarioli a m.1412 di quota; qui le baite piene di gerani appesi dentro i secchi da muratore, e una fontanella d’acqua freschissima, ci deliziano occhi e palato. Si torna alla diga passando da un ponticello in cemento con vista su cascata, e quindi col percorso inverso in discesa, al lago di Antrona. Qui sì, che pucciamo i piedi nell’acqua! Una vera goduria, dopo il caldo pazzesco che ci è toccato... Poi tutti a rifocillarci al baretto, in attesa di partire.
Comincia a piovere! A piovere? Ma non avevamo detto che al GAM qualcuno ha agganci in alto per il bel tempo garantito durante le gite? Sarà uno che non è potuto venire, che ci gufa… Fa niente, ci ripariamo sotto gli ombrelloni e aspettiamo che passi. Siamo preoccupati, piuttosto, per quelli che sono andati in alto… speriamo siano già vicini e che la pioggia non li abbia sorpresi in punti pericolosi… Per fortuna, passati dieci minuti, ne vediamo le prime avanguardie: Mariateresa, Giancarlo, Gianfranco. Con mantelle grondanti, ma sani e salvi… Aspetto la mia amica Roberta… poi la vedo,- meno male,- che si gusta un caffè in tutta tranquillità. Ci sono anche gli altri… strafatti dalla fatica, ma come sempre, vittoriosi e soddisfatti: non posso che ammirarli e invidiarli, io che non ho il fisico e la costanza per competere con loro!
Prima di ripartire ( dai, che ce la facciamo, a vedere la finale dei mondiali di calcio! ) non ci neghiamo un amaro casalingo alle erbe, di un bel colore rosso rubino… Poi, anche stavolta, dopo un lungo silenzio iniziale ( una pennichella dopo tanto patire ), Gianluca mette mano alla chitarra e si alzano i cori di voci bianche. Però ci rifiutiamo di cantare “ Figli di nessuno”, perché non ci piace il testo…troppo triste …ammutinamento a bordo…finché non si passa a “ Vecchio scarpone”. Quello sì, che va bene!!! Alle 20,15 preciso come un orologio svizzero, l’autista ci molla nel parcheggio del paesello e corre, anche lui, a vedersi la partita. E la prossima volta – lo dico a quelli del GAM – badate bene che non ci sia l’Italia in finalissima, perché se no, col cavolo che s’andava in Valle Antrona!!! Sono sempre la solita associata, mai pentita della scelta.
Visto che non firmo, ( anche se i pettegoli di paese hanno diffuso nome, cognome, stato civile e quant’altro, alla faccia della mia privacy!!! ), mi è stato suggerito di usare lo pseudonimo “Mata Hari” ( e anche qui non voglio sapere il perché e il percome di tale suggerimento… ). Forse “ Matta “ Hari mi è più congeniale…comunque, vada per la sigla M. H ….. può andare bene?